L’opera dell’artista mostra che anche una grattugia da cucina può diventare facilmente un modulo di composizione di forme tridimensionali nello spazio. Nel lavoro di Antonelli a volte questi parallelepipedi cavi, dalle forme leggermente trapezoidali, sono disposti sul piano a distanza regolare; altre volte invece sono impilati, l’uno nell’atro, a formare torri metalliche di altezza regolare, rendendo evidente la potenzialità scultorea e architettonica di una grattugia da cucina.
Spesso per la costruzione complessa: elementi identici, posti gli uni sugli altri, in orizzontale e verticale, danno origine a insiemi con piani non esattamente perpendicolari, a causa della loro forma lievemente trapezoidale. Qui l’equilibrio sembra precario, come in quei giochi di costruzione a moduli non legati, in cui si sfidano le leggi di gravità.
Per realizzare queste istallazioni, arrivando a disporre gli elementi pi alti, bisogna essere molto calmi, come quando si realizzano castelli con le carte, sperando di non sbagliare, per non dover ricominciare tutto ripartendo dalla base. una questione di equilibrio, statico, ma anche cromatico fra il rosso, il giallo, il bianco, il blu e due non colori: il nero e l’argento brillante dell’acciaio inossidabile.
Quando le grattugie vengono colorate, perdono la loro connotazione di oggetti legati alluso alimentare. Viene meno, contemporaneamente, anche quel senso di pericolosità della superficie, potenzialmente dannosa per la pelle dell’uomo.
Emerge l’idea che all’interno di queste forme cave si possa quasi Abitare, che si tratti di un plastico in scala per un parco dei divertimenti, in cui poter percorrere i moduli dall’interno, in un sali e scendi tra le forme colorate, con percorsi possibili e altri senza uscita. Sono spazi felici e protetti: dall’esterno, per poter vedere l’interno, bisognerebbe avvicinare l’occhio alla superficie e guardare attraverso i fori delle grattugie. Il colore brillante attrae l’occhio, ma i forellini taglienti lo respingono. Sono costruzioni ruvide e allegre, che sarebbe piacevole vedere anche a grandezza naturale, magari in una realtà urbana. New York sarebbe un luogo adatto: edifici costituiti da enormi grattugie colorate in una città conosciuta come la Grande Mela.
Mixed media on visions by Francesco Franco
The artist’s work shows that even a kitchen grater can easily become a module for composing three-dimensional shapes in space. In Antonelli’s work sometimes these hollow parallelepipeds, with slightly trapezoidal shapes, are arranged on the plane at regular distances; other times, however, they are stacked, one inside the other, to form metal towers of regular height, making the sculptural and architectural potential of a kitchen grater evident.
Often for complex construction: identical elements, placed on top of each other, horizontally and vertically, give rise to sets with planes that are not exactly perpendicular, due to their slightly trapezoidal shape. Here the balance seems precarious, as in those construction games with unbound modules, in which the laws of gravity are defied.
To create these installations, arriving at arranging the highest elements, you need to be very calm, like when you build castles with cards, hoping not to make mistakes, so as not to have to start everything again from the base. a question of balance, static, but also chromatic between red, yellow, white, blue and two non-colours: black and the brilliant silver of stainless steel.
When graters are colored, they lose their connotation as objects related to food use. At the same time, that sense of dangerousness of the surface, potentially harmful to human skin, also disappears.
The idea emerges that one can almost live inside these hollow forms, that it is a scale model for an amusement park, in which one can walk through the modules from the inside, in an up and down among the colored shapes , with possible routes and others with no exit. They are happy and protected spaces: from the outside, to be able to see the inside, you should bring your eye closer to the surface and look through the holes in the graters. The bright color attracts the eye, but the sharp pinholes repel it. They are rough and cheerful constructions, which would be pleasant to see even in life-size, perhaps in an urban reality. New York would be a suitable location: buildings made up of enormous, colorful cheese graters in a city known as the Big Apple.