Con-prendere o, come dicevano gli antichi romani, cumcapere. Afferrare, da intendere prima di tutto come forma di azione, moto a luogo e quindi prodotto della coscienza che per Schopenhauer «è null’altro che un riflesso». Il riflesso delle azioni attivate, aggiungiamo noi. «Per cui la ragione – è ancora il pensatore di Danzica a guidarci con Il [suo] mondo come volontà e rappresentazione – non è altro che l’insieme dei nessi afferrati dall’azione e dalla tecnica che supporta l’azione».
Ma è la conoscenza, il sapere che ha come termine l’azione e come fase intermedia – d’intermediazione – l’ipotesi delle azioni successive, del domani. In questo modo l’azione diviene la maniera in cui nell’uomo si manifesta la volontà, «quell’immotivata volontà di esistere – ancora da Schopenhauer – a cui l’uomo della riflessione si ribella assegnando all’esistenza scopi e fini ultimi a cui tendere». E «l’uomo della riflessione», senza grandi traslazioni, è il pensatore, l’intellettuale, l’artista che determina con il suo sapere l’azione tout court. Leggi l’arte. E l’arte come azione e intermediazione di linguaggi è la prerogativa principe del processo artistico di Massimo Antonelli.
Dalla pittura al cinema – con Maestri d’eccezione come Rossellini e Maselli – transitando per la televisione e la fotografia per tornare a chiudere il cerchio con l’arte visiva e in particolare con la scultura. Una scultura totalmente impregnata di contemporaneo, di azione contemporanea, come del resto lo era già il suo cinema-verità, e come Antonelli lo estremizza nel suo prodotto artistico. Come, per citare un esempio, nell’installazione Ostia-Omaggio a Pier Paolo Pasolini strutturata fra suggestioni urbane, mediazioni filmiche – Lang, Antonioni, Godard – e materie vive, le assi di legno utilizzate estrapolandole dalla realtà e assemblandole con reperti fotografici, di modo che la metafisica del reale finisce per fondersi, con-fondersi, con l’angoscia e la sospensione esistenzialista. In tale priorità dell’artista s’inserisce d’ufficio la metafora della grattugia che da qualche anno Antonelli ha preso a modello.
Minimale elemento emblematico del reale quotidiano, dell’abitudine del vivere quotidiano, la grattugia, oggetto del vivere quotidiano stesso, viene trasformata da Antonelli in un’evocazione, un simbolo della realtà tradotto in materia (acciaio, ceramica, legno, pittura, ecc.).
Le sue grattugie sono la realtà che tramite l’arte simula l’Altro, descrivendo storie, rilevando disagi ma anche sensazioni ed emozioni della vita da cui attinge. La grattugia quindi diviene congegno di riflessione e d’interpretazione del reale tramite nuovi percorsi estetici ed etici, in una specie di sua stessa metamorfosi in una narrazione concettuale dalla dimensione umana.
Sintesi stessa di questa realtà, declinata dall’artista in mutevoli essenzialità, tanto da divenire, dopo decenni d’utilizzo e sperimentazione, monumento. Anzi, Modulo. 3 metri di cor-ten nello spazio urbano antistante Sant’Andrea in Flumine a Ponzano Romano. Un Modulo appunto dedicato ai detenuti politici, ai diritti civili e per la pace nel mondo. Un minimale oggetto per un grande primato civile.
Antonelli, in controtendenza culturale ma in estrema coerenza con il suo percorso estetico, con questa operazione riesce a tracciare un segno del contemporaneo nella memoria commemorativa pubblica, ponendosi come mediale proporzionale fra il presente e appunto la memoria futura, ricordando il passato delle azioni civili libertarie di Nelson Mandela, Mahatma Gandhi, Martin Luther King, così come dei tanti protagonisti, anche sconosciuti ma non silenti, che hanno combattuto, hanno creato azione dal pensiero di libertà – ancora per parafrasare Schopenhauer – per i diritti civili e la pace sul pianeta.
L’artista perciò, grazie anche alla determinazione – ancora di azione si parla – dell’amministrazione comunale locale crea un nuovo, forte presidio d’arte contemporaneo sul territorio, applicando la propria creazione direttamente nel tessuto urbano, con la prospettiva di creare cultura – anche dell’impegno – tramite l’arte. Nella ridefinizione e riscrittura dei processi culturali in funzione urbana. In una continua sinestesia di azioni rifrangenti, fra Arte, Cultura, Politica – Culturale – Città e Senso civico dell’essere uomo, ma anche artista, oggi, in una società complessa e polifemica dove i materiali per la strutturazione di nuove coscienze diventano sempre più limitati.
Ciò che la riflessione, trasformata in arte, promuove è appunto l’azione di Antonelli sulla realtà. Così come le sue prime grattugie mistificavano i palazzi, gli agglomerati urbani, oggi l’artista li trasforma in Modulo. Quindi di nuovo azione, ma sul contemporaneo, da cui non esclude la contemporaneità, promuovendo quella che Umberto Galimberti, in Psiche e techne, definisce come «la domanda “eidetica” che cerca l’essenza dell’uomo» e che, a parere nostro, è prima di tutto una domanda sostenuta dalla considerazione della sua originarietà del pensiero civile contemporaneo, ponendosi però come autonomia creativa, quella appunto definita dal pensiero e dal Modulo di Antonelli, che cerca nella cultura, nella morale, nell’azione civile e quindi nella politica e nei valori da questa espressa, una qualche differenza dal passato, ponendosi come centro ideale di un nuovo presente. In funzione futura.
Massimo Antonelli or the Con-Prension of the contemporary by Claudio Crescentini
Take-with or, as the ancient Romans said, cumcapere. Grasping, to be understood first of all as a form of action, motion to place and therefore a product of consciousness which for Schopenhauer “is nothing but a reflection”. The reflection of the actions activated, we add. «For which reason – it is still the thinker of Gdansk who guides us with his world as will and representation – is none other than the set of connections grasped by action and by the technique that supports action».
But it is the knowledge that has action as its end and as an intermediate phase – of intermediation – the hypothesis of subsequent actions, of tomorrow. In this way action becomes the way in which the will manifests itself in man, «that unmotivated will to exist – still from Schopenhauer – to which the man of reflection rebels by assigning to existence the ultimate aims and ends to which to tend». And “the man of reflection”, without major translations, is the thinker, the intellectual, the artist who determines with his knowledge the action tout court. Read the art. And art as action and intermediation of languages is the main prerogative of Massimo Antonelli’s artistic process.
From painting to cinema – with exceptional masters such as Rossellini and Maselli – passing through television and photography to return to close the circle with visual art and in particular with sculpture. A sculpture totally impregnated with contemporary, with contemporary action, as indeed his cinema-truth already was, and as Antonelli takes to extreme in his artistic product. Like, to cite an example, in the installation Ostia-Omaggio a Pier Paolo Pasolini structured between urban suggestions, filmic mediations – Lang, Antonioni, Godard – and living materials, the wooden planks used by extrapolating them from reality and assembling them with photographic finds, of so that the metaphysics of the real ends up merging, merging, with the anguish and existentialist suspension. The metaphor of the grater that Antonelli has taken as a model for some years now fits into this priority of the artist.
Minimal emblematic element of everyday reality, of the habit of everyday life, the grater, an object of everyday life itself, is transformed by Antonelli into an evocation, a symbol of reality translated into matter (steel, ceramic, wood, painting, etc.).
His graters are the reality that through art simulates the Other, describing stories, noting discomforts but also sensations and emotions of the life from which he draws. The grater thus becomes a device for reflection and interpretation of reality through new aesthetic and ethical paths, in a kind of its own metamorphosis into a conceptual narrative with a human dimension.
The very synthesis of this reality, expressed by the artist in changing essentiality, so much so that it becomes, after decades of use and experimentation, a monument. Indeed, Module. 3 meters of cor-ten in the urban space in front of Sant’Andrea in Flumine in Ponzano Romano. A Module dedicated to political prisoners, civil rights and world peace. A minimal object for a great civil record.
Antonelli, in cultural countertrend but in extreme coherence with his aesthetic path, with this operation is able to trace a sign of the contemporary in the public commemorative memory, placing himself as a proportional medial between the present and the future memory, recalling the past of libertarian civil actions by Nelson Mandela, Mahatma Gandhi, Martin Luther King, as well as the many protagonists, even unknown but not silent, who fought, created action from the thought of freedom – to paraphrase again Schopenhauer – for civil rights and peace on the planet.
The artist therefore, thanks also to the determination – still of action we speak – of the local municipal administration creates a new, strong presidium of contemporary art in the territory, applying his own creation directly in the urban fabric, with the prospect of creating culture – also of commitment – through art. In the redefinition and rewriting of cultural processes in urban function. In a continuous synaesthesia of refractive actions, between Art, Culture, Politics – Cultural – City and the civic sense of being a man, but also an artist, today, in a complex and polyphemic society where the materials for the structuring of new consciences become more and more limited.
What reflection, transformed into art, promotes is precisely Antonelli’s action on reality. Just as his first graters mystified buildings and urban agglomerations, today the artist transforms them into Module. So again action, but on the contemporary, from which he does not exclude contemporaneity, promoting what Umberto Galimberti, in Psyche and techne, defines as «the “eidetic” question that seeks the essence of man» and which, in our opinion, is first of all a question supported by the consideration of its originality of contemporary civil thought, placing itself however as creative autonomy, precisely defined by Antonelli’s thought and Module, which he seeks in culture, in morality, in civil action and therefore in politics and in the values expressed by it, some difference from the past, placing itself as the ideal center of a new present. In future operation.